Violenze a Santa Maria CV: i commenti
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PROBLEMATICHE

Violenze a Santa Maria CV: i commenti   

30/06/2021 


Per i fatti accaduti il 6 aprile 2020 il giudice che ha disposto 52 misure cautelari ( ma gli indagati sono 117) i confronti di appartenenti al corpo della penitenziaria parla di "orribile mattanza”. Da ieri è stato diffuso dal giornale Domani un video che lascia pochi dubbi su quanto accaduto e della cui esistenza il quotidiano aveva dato già notizia lo scorso settembre. Nello Trocchia ( che ha condotto un'inchiest sull'accaduto ) nel suo articolo di ieri riassume così gli aspetti più recenti della vicenda: “Dai video che la procura ha potuto visionare è emerso 'chiaramente un uso massiccio e indiscriminato, del tutto ingiustificato, di ogni sorta di violenza fisica e morale ai danni dei detenuti' .I pestaggi, conclude il giudice per le indagini preliminari, 'non sono stati frutto di un'estemporanea escandescenza ma sono stati accuratamente pianificati e svolti con modalità tali da impedire ai detenuti di riconoscere i propri aggressori".È stata disposta l'interdizione per il comandante del nucleo investigativo della polizia penitenziaria, ma anche per Antonio Fullone, provveditore regionale per le carceri in Campania indagato dallo scorso settembre per maltrattamenti, favoreggiamento personale e depistaggio. Trocchia ricorda anche il caso di Hakimi Lamine, uno dei detenuti vittima delle violenze, "finito poi, insieme ad altri 14, in isolamento. Alla fine, ingerendo un mix letale di stupefacenti, è morto. Secondo la procura, la vittima non doveva andare in isolamento e soprattutto, in quei giorni, non ha ricevuto i farmaci per curare la malattia da cui era affetto”

“Per i 52 poliziotti penitenziari raggiunti da altrettante misure cautelari vale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva” scrive Luigi Manconi ( Ma ora non parlate di mele marce, La Stampa, 29 giugno 2021) “Eppure, ribaditi anche in questa circostanza i principi del più rigoroso garantismo, è difficile ignorare quanto emerge dall'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere. È un grumo di aggressività e di sopraffazione covato nel fondo del rapporto sempre potenzialmente malato tra custodi e custoditi, che si trasforma in dispositivo di violenza e in meccanismo di disciplinamento dei corpi reclusi. Conversazioni nelle quali degli indagati parlano questo linguaggio brutale: "li abbattiamo come vitelli", "domate il bestiame", "non si è salvato nessuno". Per certi versi, è ancora più allarmante il riferimento al "sistema Poggioreale" perché rinnova la torva tradizione di un codice di punizioni illegali che dominerebbe in quel carcere.”

Maurizio Crippa, oggi sul Foglio (Carcere, violenza e ministro) contestualizza quanto accaduto nel periodo politico, quando "a Via Arenula c’era un ministro (Bonafede ndr) che considerava il carcere chiuso a doppia mandata come l’unica prospettiva della pena e che ha sottovalutato volutamente gli allarmi sanitari. Quando una parte della politica e dell’opinione pubblica gridava contro le “vacanze Covid” .Gli agenti che hanno sbagliato sono una cosa, la politica che li ha messi nelle condizioni di compiere violenze è un problema peggiore”. 

Daniela De Robert componente del Collegio del Garante Nazionale dei detenuti, nell’intervista ad Articolo 21  sottolinea aspetti che ritiene trascurati da alcuni media “Ci sono due concetti importanti che ruotano attorno a questa vicenda –dichiara- la magistratura si è mossa subito, la sera stessa sono stati sentiti i detenuti, è andata a fare i colloqui. Il Garante nazionale infatti non si è mosso, non ha detto nulla perché sapevamo che si stava già operando” L’altro aspetto segnalato è invece proprio quello mediatico:” Accanto alla notizia sono state paginate di foto dei 52 indagati, ecco questo non lo trovo adeguato, non necessario. Cosa aggiunge? Nessuna ingerenza sul modo di raccontare una vicenda gravissima, i pestaggi contestati sono un vulnus alla nostra democrazia, tuttavia quel modo di informazione può mettere a rischio di ritorsione le tantissime altre persone che lavorano nelle carceri italiane. Ciò che voglio dire è che non va cavalcato il filone dell'odio(…)La tentazione di molti adesso è quella di demonizzare la polizia penitenziaria e questo non va bene, non sarebbe preciso né giusto, né tantomeno risolutivo".