Nel carcere di Bollate detenuti riparano le macchine del caffè
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Nel carcere di Bollate detenuti riparano le macchine del caffè  

23/04/2019 


Un progetto per aiutare i detenuti e insegnare loro un nuovo mestiere da spendere una volta usciti dal carcere, che si occupa anche di rimettere a nuovo vecchie macchine da caffè ormai rovinate. Tutto su Ri-genera. Ri-genera, perché rimette in circolo vecchie macchine espresso (qui la storia delle aziende italiane) destinate alla demolizione, ma anche perché restituisce dignità e valore a chi ha ormai perso le speranze. Si chiama così il progetto giunto ormai al terzo anno di vita della cooperativa sociale bee.4, onlus senza scopo di lucro che si impegna a sostenere le persone più svantaggiate, detenuti in primis. Quelli del carcere di Bollate, Milano, che da tre anni a questa parte hanno ricominciato lavorare, imparare un mestiere, tenersi occupati durante le giornate, acquisendo nuove conoscenze (così come tanti altri in Italia, grazie ai progetti solidali nelle carceri italiane).

L'associazione - Nell'associazione, 120 dipendenti in tutto, di cui 90 carcerati: "Abbiamo iniziato a lavorare con Lavazza, Vergnano, realtà solide che ancora oggi ci accompagnano in questo progetto", spiega Pino Cantatore, uno dei soci fondatori e direttore della cooperativa. "In principio erano solo macchine da caffè a capsula Ocs, poi siamo passati alle macchine espresso".

Dalla Corte e il reinserimento sociale dei detenuti - Ad aiutarli, un nome di riferimento nel settore: Dalla Corte, fondata nel 2001 da Bruno e Paolo Dalla Corte a Baranzate, che insieme a bee.4 ha creato il progetto Second Chance (seconda possibilità): "Una seconda possibilità per le macchine, quelle vecchie ormai in fase di demolizione, riabilitate dai detenuti, che a loro volta hanno una seconda chance di vita".

Come funziona - Quindi, i macchinari ormai andati vengono rilevati e messi in sesto dai carcerati, per essere poi rimessi sul mercato a un prezzo inferiore, più abbordabile anche per i baristi che non possono permettersi di spendere grandi cifre. "Oltre alle macchine espresso, lavoriamo anche con dei gruppi di vending, per cui ripariamo e rigeneriamo i distributori automatici".

Bee.4 - Una realtà che si occupa anche di altre attività, come il servizio clienti, il call center, sempre con un occhio di riguardo verso i diritti dei lavoratori, "tutti i nostri dipendenti sono assunti con contratto nazionale, tredicesima e ferie". Ma è con le macchine da caffè che lavorano i detenuti, "in questo modo, possono crearsi una professionalità spendibile anche una volta usciti dal carcere".

L'officina - Per farlo, è stata allestita un'officina di oltre 400 metri quadri, si lavora insieme a una squadra di professionisti. "Escono dal carcere la mattina per svolgere l'attività e rientrano la sera. L'obiettivo futuro è far inserire i carcerati anche nelle sedi delle aziende di macchinari, legge permettendo".

Progetti futuri - Attualmente, la cooperativa sta anche lavorando a un altro spazio attiguo all'officina, "con cabina per la verniciatura, il lavaggio e gli ultrasuoni, per poter coinvolgere altri operatori".

L'obiettivo - Insomma, un progetto che aiuta i meno fortunati, ma che offre anche un sistema di economia circolare, che rimette a nuovo ciò che era destinato a essere distrutto, con conseguenti danni per l'ambiente e spreco di nuove risorse.

gamberorosso.it