Naufraghi... in cerca di una stella. Un esperimento di pratica filosofica in carcere
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Naufraghi... in cerca di una stella. Un esperimento di pratica filosofica in carcere  

17/12/2019 


Nell’immaginario di ogni filosofo, almeno nella tradizione occidentale che inizia dalla Grecia, c’è un carcere che fa da sfondo o scena almeno a due dialoghi di Platone, l’Apologia di Socrate e il Fedone. Ciò che viene rappresentato nel primo dialogo è la difesa che Socrate propone per sé di fronte alle accuse che gli vengono mosse. Nell’apologia di Socrate sembra di essere nel pieno di un dibattimento in cui vengono presentati gli argomenti pro e contro. La rivendicazione dell’innocenza in nome della giustizia e della verità, ma anche l’esigenza di non tradire mai la passione per la ricerca che rende pienamente sensata l’esistenza, sono le coordinate a cui mantiene fede Socrate. Nel secondo, invece, siamo di fronte a uno dei dialoghi teoretici più suggestivi scritti da Platone. Nella sua cella Socrate cerca di consolare i suoi discepoli affranti per la sua morte imminente.

Il filosofo deve avere una certa familiarità con la morte perché rappresenta il momento in cui ci si libera del corpo ‘prigione’ dell’anima per conquistare la dimensione dell’immortalità e dell’eterno.

Il testo è stato realizzato con i detenuti che frequentano il Laboratorio di Pratica filosofica della sezione Alta Sicurezza nella casa circondariale di Rebibbia.