Direttore del carcere di Pisa: non c''è sovraffollamento, rispettati i tre metri quadri a detenuto
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Direttore del carcere di Pisa: non c''è sovraffollamento, rispettati i tre metri quadri a detenuto  

20/12/2016 


«I bagni a vista delle detenute sono lì da sempre e non possiamo fare interventi occasionali oppure a spot». Lo dichiara con nettezza il direttore del carcere Don Bosco, Fabio Prestopino. Una risposta alle criticità che erano state messe in evidenza sia dal garante dei diritti per i detenuti Alberto Di Martino che dalla consigliera regionale del Pd, Alessandra Nardini. Sul sovraffollamento, Prestopino dice: «Non c’è un vero sovraffollamento, dato che tutti i detenuti dispongono dello spazio minimo di tre metri stabilito dalle normative. Il problema è che ci sono reparti dove sono ubicate meno persone ed altri in cui c’è più concentrazione. Ciò è dovuto, ad esempio, all’attuazione di specifici progetti come il polo universitario ed il progetto Prometeo. Anche a Pisa si assiste comunque ad un leggero, ma costante aumento delle presenze di detenuti come di semiliberi».

Sulla necessità di impegnare i detenuti in attività artigianali professionalizzanti, il direttore puntualizza: «Il lavoro penitenziario oggi ha carattere assistenziale più che formativo e rieducativo ed è perlopiù limitato a mansioni non qualificate. Affermazioni sull’implementazione di tale lavoro sono apodittiche, ma non trovano riscontro nella realtà normativa. La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro esclude la possibilità di far svolgere mansioni qualificate in mancanza di adeguata formazione che non viene più finanziata e raramente è posseduta da detenuti».


Proprio per questo, dopo aver letto le dichiarazioni, il direttore aveva scritto a Nardini chiedendo un suo interessamento affinché la Regione finanzi progetti formativi in carcere. «Conoscendo il professor Di Martino - continua Prestopino - che è ben consapevole della situazione ed ha sempre proposto idee innovative, sono convinto che intendesse propugnare la necessità di una reale svolta anziché parlare di mera implementazione». In ogni caso, riferisce il dirigente, «è impensabile che, con l’attuale stato della normativa e la carenza di risorse umane, economiche e strumentali, si facciano manutenzioni o ristrutturazioni affidandosi alla buona volontà dei detenuti e di qualche agente che ha qualche nozione di muratura».

Sulla situazione dei bagni nel reparto femminile, il direttore è chiarissimo: «Gli uffici tecnici hanno escluso la possibilità di interventi diversi da una completa ristrutturazione del reparto femminile per risolvere il problema dei bagni a vista. Ciò comporterà la temporanea chiusura del reparto. Sono esclusi quindi interventi provvisori o parziali, che pure avevamo immaginato proponendoli ai tecnici. Devo rilevare che quei bagni sono a vista sin da quando è nato il carcere e che la maggioranza delle detenute rifiuta il trasferimento in altre sedi».


Sulla pensilina di attesa per i familiari, la competenza è comunale, tant’è che Prestopino ribadisce che «l’installazione di una pensilina è una delle prime proposte che ho rivolto alla municipalità, unica competente a provvedervi. Dovrebbe essere realizzata al limitare del giardino Solarino. Ma realizzando, come più volte proposto, una sala attesa interna, la pensilina diverrebbe inutile. La Fondazione Pisa sarebbe disponibile a finanziare la sala e le altre opere, ma, ancora una volta, vi sono ostacoli tecnico-normativi». Il malfunzionamento delle linee telefoniche è un errore.

«Le notizie circa il malfunzionamento dei telefoni sono state equivocate - dice il direttore -. Abbiamo tuttora problemi al centralino degli uffici, che sarà al più presto sostituito, che non riguardano in alcun modo i telefoni usati dai detenuti. Capita che il sistema da loro usato si blocchi, ma si tratta di blocchi che sono sempre stati risolti in breve tempo». Un’ultima segnalazione a cui risponde il direttore riguarda il centro clinico che secondo Di Martino versa in pessime condizioni: «L’edificio in cui si trova il centro clinico è in condizioni manutentive accettabili, grazie agli interventi conclusi all’inizio del 2015.

Si tratta comunque di un immobile molto vecchio che abbisogna, come gli altri edifici, di continua ed importante manutenzione. E’ poi in costruzione un nuovo edificio, ma i lavori sono fermi dal 2012 perché l’impresa appaltatrice ha avuto difficoltà economiche».

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